Raimondo di Sangro, principe di Sansevero (1)

Personaggio eclettico e misterioso, Raimondo di Sangro ha da sempre attirato l’attenzione per la sua innata capacità di spaziare tra le più disparate branche del sapere e dello scibile umano. Il casato ha origine antichissime e ben quattro papi vi appartengono; per alcuni studiosi, ci sarebbero legami di sangue addirittura con Hugue de Payns, primo Maestro dell’Ordine dei Templari. Agli inizi del XVI secolo, un ramo della famiglia si trasferisce a Napoli, dove Paolo di Sangro, nel 1521, fa costruire il palazzo in piazza San Domenico Maggiore.

Antonio di Sangro, padre di Raimondo, è la pecora nera del casato, protagonista di diversi episodi scabrosi e violenti. In Puglia, ad esempio, uccide il padre di una ragazza che aveva violentato ed è costretto a fuggire in Austria. Solo grazie a un amico potente potrà rientrare in Puglia, dove organizzerà una vendetta contro chi lo aveva denunciato e tra le vittime ci sarà anche il sindaco di Sansevero. Antonio quindi fugge di nuovo, ma sua madre ne compra a caro prezzo la libertà, mentre suo padre gli nega il titolo e lo costringe a chiudersi in convento.

Raimondo nasce il 30 gennaio 1710 a Torremaggiore, unico figlio di Antonio e Cecilia Gaetani dell’Aquila d’Aragona. Orfano di madre e senza padre, chiuso in convento, Raimondo viene cresciuto dai nonni Paolo e Geronima Loffredo. Il bambino mostra subito a sua genialità, tanto che Paolo decide di iscriverlo al Collegio dei Gesuiti a Roma, la scuola più prestigiosa di quel periodo. Qui, il piccolo si adatta subito e si fa notare per la sua capacità di apprendimento. La sua vita in collegio si divide tra la biblioteca e il museo di scienze creato da padre Athanasius Kircher, che lascerà un segno indelebile in Raimondo.

Nel 1726, Raimondo eredita il titolo, a causa della, morte del, nonno, e diventa il settimo principe di Sansevero. Ha sedici anni ma si mostra più maturo della sua età. Nel 1729 dimostra il suo grande talento in occasione dello spettacolo per Carlo VI. Il palco, infatti, è troppo ingombrante ed impedisce il carosello con i cavalli; il giovane principe inventa un palco, che si può rapidamente ripiegare su sé stesso grazie ad un sistema invisibile di argani e corde.

Terminato il collegio nel 1730, Raimondo si trasferisce di nuovo a Napoli, alternando la sua permanenza nella capitale con viaggi nelle terre della Puglia. Ha l’età giusta per sposarsi e i nonni materni le propongono la cugina Carlotta Gaetani. Il matrimonio sarà felice e lungo e ben otto figli lo allieteranno, di cui però soltanto cinque riusciranno a sopravvivere.

Nel 1747 pubblica Pratica di Esercizi Militari per l’Infanteria, un manuale militare di grande successo che viene adottato dall’esercito spagnolo. Alcuni anni prima aveva anche inventato un cannone leggero ma più potente di quelli in uso e anche un’arma che regalerà a re Carlo per la caccia, il famoso archibuso. Addirittura, il papa, che lo tiene in grande considerazione, gli permette perfino di accedere ai libri proibiti, messi all’indice dalla Chiesa ma permessi a lui.

Nel 1751 esce la Lettera apologetica, un volume molto discusso, pieno di riferimenti esoterici, presa di mira dai suoi nemici. In particolare, Raimondo fa un esplicito riferimento al miracolo di San Gennaro ipotizzando una sua riproducibilità, cosa che lo farà espellere dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Secondo alcuni storici, e secondo ciò che lo stesso Raimondo scriverà più tardi, la Lettera era soltanto una provocazione letteraria, ma offre un’opportunità molto ghiotta ai suoi nemici di attaccarlo. Primo fra tutti il cardinale Spinelli e Padre Pepe, un gesuita considerato santo dal popolo, confessore del re, che comincia una campagna diffamatoria nei confronti nel principe.

Nello stesso anno, Papa Benedetto XIV emana la bolla Providas con la quale condanna apertamente la Massoneria e pochi mesi dopo anche il re emana un editto di condanna. Raimondo è costretto ad abiurare e a divulgare i nomi degli aderenti alla Loggia. La Lettera entra nell’Indice dei Libri Proibiti e nemmeno la Supplica inviata al papa può fare nulla.

Gli anni passano, ma Raimondo non molla, solo si fa più cauto; ha capito che i suoi nemici sono potenti e che degli amici non sempre può fidarsi ciecamente, così prende le sue precauzioni. Si dedica allo studio della fisica sperimentale e, per i suoi esperimenti, crea uno spazio apposito sotto il suo palazzo, costruendo un laboratorio attrezzatissimo al riparo da occhi indiscreti. Ma la sua fama è sempre più negativa, anche a causa dei numerosi debiti contratti per sostenere la famiglia e per portare avanti i suoi esperimenti. Nonostante tutto, si dedica alla ristrutturazione della Cappella di famiglia. Nel 1749 Francesco Maria Russo dipinge la volta e negli anni Sessanta Francesco Celebrano lavora al meraviglioso pavimento labirintico su indicazioni dello stesso principe. Di pari passo ai simbolismi intrinsechi della cappella, continuano anche le sperimentazioni e le invenzioni; inoltre il palazzo Sansevero si apre ai numerosi visitatori stranieri che vengono a Napoli per conoscere il principe, ma ciò che viene loro mostrato è solo ciò che si può vedere senza timore: pietre preziose artificiali, acqua di mare desalinizzata, quadri fatti di lana o dipinti con colori oloidrici (cioè che restano sempre vividi, senza essere restaurati) inventati da Raimondo.

Grande attrazione sono le due macchine anatomiche, ricostruzioni quasi perfette del corpo umano. Altri esperimenti e invenzioni costellano la vita di Raimondo, tra cui le macchine idrauliche, gli studi di alchimia, un grande orologio a carillon, posto sul ponticello tra il Palazzo di Sangro e la Cappella, la “carrozza anfibia” che fa bella mostra di sé sul lungomare di Napoli tra Posillipo e Ponte della Maddalena, mossa da ingranaggi nascosti dietro i finti raggi e mossi da marinai celati sottobordo. I cavalli che la tiravano erano fatti di sughero, ma il cocchiere era vero. Il progetto di Raimondo su realizzato da Francesco Celebrano (lo stesso del pavimento della Cappella Sansevero).

Raimondo di Sangro muore il 22 marzo 1771; le cause sono ignote ma opinione comune è che la morte sia dovuta ad un avvelenamento per le sostanze utilizzate per i suoi esperimenti alchemici. In realtà, Raimondo muore nel suo letto con tutti i conforti religiosi, ma la fama di inventore bizzarro e negromante ha suscitato tante leggende sulla sua vita e anche sulla sua morte, tanto da atterrire perfino i familiari più stretti, tra cui il figlio Vincenzo, che erediterà il titolo ma non rispetterà le sue volontà testamentarie.

Le invenzioni di Raimondo di Sangro

Gioia Nasti
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