La sceneggiata tra recitazione e musica (1)

Genere tipicamente napoletano, la sceneggiata mescola sapientemente la musica con la recitazione di un soggetto con canoni ben definiti. Ciò che la caratterizza e la distingue da altri generi teatrali simili è che la musica non viene scritta per lo spettacolo, ma essa si basa sulla creazione di una sceneggiatura fondata su canzoni preesistenti e famose, ascoltate alla radio oppure per strada grazie ai posteggiatori. Si pensa che il genere sia nato nel primo dopoguerra, in seguito alla censura imposta dal regime fascista alle volgarità e trivialità del varietà, tassata eccessivamente per arginare la sua espansione. La tassa imponeva il 2% sugli spettacoli e le commedie musicali ma poiché la legge non veniva applicata al teatro recitato, gli autori trasformarono le canzoni in un’opera teatrale scritta, così bypassando la tassa.

Era il 1907 quando Aniello Califano e Salvatore Gambardella presentarono Surriento gentile, a cui Enzo Lucio Murolo si ispirò per portare in scena nel 1919 quella che viene considerata la prima “canzone sceneggiata”. Allo stesso periodo risale anche Pupatella del poeta libero Bovio, basata sui temi del tradimento e della malavita, che detta i canoni della futura sceneggiata come genere. Facendo un passo ancora indietro, però, dobbiamo considerare le rappresentazioni di Pasquale Altavilla come primo abbozzo di sceneggiata, basato su eventi tragici quotidiani. Ma Altavilla non si limitò agli eventi di cronaca nera; prese spunto anche da famose canzoni contemporanee, come Te voglio bene assaje, di Sacco e Donizetti, diventando l’anticipatore del genere.

Dopo pochi anni, la sceneggiata prese piede e forma grazie alla Compagnia Cafiero-Fumo, fondata dal comico Salvatore Cafiero e dall’attore drammatico Eugenio Fumo, nella quale lavorò anche Nino Taranto. La compagnia fondava le sue opere sui legami familiari, creando un sistema di attori dipendenti da un capocomico che tipicamente era il capo della compagnia. Fu grazie a questa compagnia che furono codificate le regole che saranno alla base di questo genere popolare. La sceneggiata era suddivisa in tre atti, con l’ultimo più breve degli altri due e quello in cui veniva cantata la canzone principale che, solitamente, dava il nome all’opera intera. L’ambiente in cui si svolgeva azione era una zona esterna, di solito un vicolo o una piazzetta. La parte musicale poteva variare, ma era sempre basata su tre o quattro canzoni che divertivano e intrattenevano il pubblico e al tempo stesso funzionavano da espediente per sottolineare degli aspetti della trama, per definire l’atmosfera ed evidenziare le emozioni principali.

L’aspetto musicale
All’inizio, la sceneggiata era portata in scena da famiglie di attori, che vivevano a stretto contatto con le persone che poi ritrovavano nel pubblico; in seguito, il genere si estese ad autori e compositori professionisti in cerca di stimoli letterari più potenti. Essi prendevano i versi poetici che scrivevano e li trasformavano in canzoni, utilizzando la stessa tecnica dei librettisti con l’opera classica.

Dal punto di vista strettamente musicale, vengono utilizzati nuovi strumenti popolari, quali la tammorra, il putipù, la caccavella, il triccheballacche, mescolati negli arrangiamenti basati sul pianoforte e sulla sezione degli strumenti a corde. Le canzoni popolari napoletane avevano vari attributi musicali, ma per lo più si trattava di ballate in chiave minore con una struttura piuttosto fluida. Questo si adattava perfettamente allo scopo melodrammatico della sceneggiata, in quanto la chiave minore lavorava all’unisono con i temi dell’amore tormentato, del desiderio di casa, dell’emigrazione tanto diffusa e cara a milioni di napoletani. La sceneggiata dà la supremazia alla voce del cantante come strumento particolare. La tecnica tradizionale è quella chiamata a fronna ‘e limone, costituita dal prolungamento delle vocali; il vibrato ricorrente alla fine di ogni verso creava un movimento ritmico che contribuiva all’apprezzamento da parte del pubblico.

 

Temi e personaggi

 

Gioia Nasti
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