Il Parco Sommerso di Baia (1)

Era il 1969 quando, nel golfo di Baia, in provincia di Napoli, furono ritrovate casualmente due statue di marmo, con la testa rovinata dai litodomi marini, che rappresentavano Ulisse che porgeva una coppa di vino a Polifemo, aiutato da un compagno, perché si ubriacasse. Lo scavo e lo studio degli ambienti iniziarono però soltanto nei primi anni Ottanta, con la scoperta di un ambiente rettangolare con abside, dal quale provenivano proprio le due statue del ’69.

Un po’ di storia
Baia si trova nei Campi Flegrei, nei pressi della più famosa Pozzuoli, proprio sulla caldera che circa 15.000 anni fa eruttò tufo giallo. I primi insediamenti vi furono nel III secolo a.C. ma raggiunsero il massimo splendore nel I secolo a.C., quando le ville romane erano disseminate lungo tutto il litorale. Tuttavia, la sua importanza rimase costante fino almeno a tutto il III secolo d.C., durante l’età imperiale, quando perfino gli imperatori andavano a godersi gli otii a Baia. La città infatti fu un centro residenziale rinomato ed ambito per il clima mite, le meraviglie naturali e le sue famose acque termali. Gli aristocratici romani venivano a Baia in villeggiatura e la città brulicava di ricchezza e splendore. Le ville, dotate di peschiere e piscine per l’allevamento delle murene, erano maestose e riccamente rifinite ed affrescate, per indicare il livello di ricchezza e ceto sociale dei proprietari.

Le terme erano diffusissime, grazie alle acque curative; su indicazione di Augusto, l’architetto Sergio Orata incanalò queste acque fino a creare un complesso termale unico, ingrandito e migliorato dai successori di Augusto. Dal punto di vista architettonico, le tecniche si affinarono sempre più, producendo meraviglie quali il tempio di Mercurio, con la sua cupola, la prima in assoluto, forse modello sulla quale fu poi creata quella del Pantheon, o come i numerosi porticati, ad un tempo riparo dai temporali e dalla calura estiva. E poi bagni, palestre, biblioteche e tutto ciò che poteva rinfrancare lo spirito e rilassare mente e corpo.

Baia era anche il luogo dove stazionava la flotta imperiale, comandata da quel Plinio il Vecchio, che dalla sua villa personale (che, negli ultimi giorni pare sia finalmente portata alla luce durante i lavori di rifacimento della villa comunale) assistette all’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e dalla quale partì per portare soccorso a Stabiae. Le ville meravigliose dei nobili romani si estendevano sulla fascia di terra che andava da punta Epitaffio alla rocca su cui sorge il Castello Aragonese, segno tangibile della vivacità culturale e della ricchezza della città romana.

Baia aveva il proprio porto, il Portus Iulius, intestato alla gens Iulia, creato nel 37 a.C. da Vipsiano Agrippa, collaboratore di Ottaviano, in previsione dello scontro navale contro Sesto Pompeo. I lavori furono affidati all’architetto Cocceio ed il porto rimase funzionante fino al IV secolo, difeso da una lunga e stretta diga che, da Punta Epitaffio, arrivava alla Punta Caruso nella diga si apriva un canale che permetteva alle navi di entrare nel lago di Lucrino e, da qui, fino al Lago d’Averno. Purtroppo, il porto ebbe vita breve, poiché già nel 12 a.C. rimase insabbiato e la flotta fu spostata a Miseno.

L’abbassamento del suolo, dovuto ai fenomeni di bradisismo legato a quest’area, cominciò nel III-IV secolo d.C., ma raggiunse il culmine tra il VII e l’VIII secolo, quando le ville e gran parte della città romana fu completamente sommersa.

 

La scoperta archeologica

 

Gioia Nasti
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