La sceneggiata tra recitazione e musica (2)

I personaggi e i temi
La sceneggiata mette in scena essenzialmente il dramma dell’amore, della passione e del tradimento. Questi sono infatti i temi principali, sviluppati e integrati con altri temi secondari, quali la malavita, l’onore, i rapporti familiari e, talvolta, la lotta tra bene e male. Ebbe tanto successo a Napoli proprio perché i suoi temi erano coinvolgenti e attuali, tanto che il popolo riusciva ad identificarsi negli eventi messi in scena, arrivando ad un’empatia ed una solidarizzazione totale con i personaggi. La sceneggiata messa in scena era una sorta di replica della dura vita della classe povera, dei lavoratori del porto, dei pescivendoli, dei venditori ambulanti, delle casalinghe. Gli spettatori andavano a vedere la sceneggiata non per sfuggire alla realtà, ma perché vi si ritrovavano nelle esperienze, nelle emozioni e nei conflitti portati in scena.

L’opera era divisa in tre atti: il primo atto forniva un’introduzione presentando lo sfondo, i personaggi, il loro status sociale, il loro vissuto, e immettendo il pubblico all’interno della trama. Il secondo atto ha solitamente un tono comico ed agisce come rottura temporanea della tensione usata dal conflitto drammatico del primo atto e il finale tragico del terzo. L’atto finale reintroduce il problema il conflitto iniziale e culmina nel finale tragico, con l’interpretazione completa della canzone principale, che dà il titolo all’opera teatrale.

L’ambientazione
La mescolanza di dramma e musica portava in scena il microcosmo del vicolo, che era l’unità urbana più piccola della città di Napoli dell’epoca. Nel vicolo, infatti, i concetti di pressione sociale e costrizione comunitaria davano forma ai ruoli di genere. I personaggi principali erano essenzialmente tre: isso, essa e ‘o malamente. Il primo è detto anche “tenore” ed è l’eroe positivo, il padre di famiglia, un uomo onesto e produttivo. Lei, detta anche “prima donna di canto”, è invece l’oggetto del desiderio, la donna contesa tra i due uomini; allo stesso tempo è anche la traditrice, colei che può facilmente cadere in tentazione e deve essere salvata da un vero uomo. È quella che mette a repentaglio l’onore del proprio uomo o che lo espone all’omicidio per lavare l’onta del tradimento. Infine, l’ultimo personaggio è l’antieroe, il cattivo della situazione; incarna tutti i lati negativi ed è caratterizzato da una particolare viltà che lo rende inviso al pubblico. Spesso, lui è in carcere e lei lo tradisce con un amico e quindi, quando torna in libertà, è costretto a farsi vendetta da solo per riacquistare l’onore e la rispettabilità davanti a tutta la comunità. Infatti, la sceneggiata può finire solo con uno scontro finale tra isso e ‘o malamente.

Gli autori portavano sul palcoscenico il conflitto drammatico tra l’omme (il protagonista maschile, l’eroe) e l’omme ‘e niente (l’antagonista, l’antieroe), ‘o malamente.

La vita nel basso
La sceneggiata era la rappresentazione della vita del basso, l’unità abitativa tipica della Napoli popolata dalle persone con bassi guadagni e scarsa cultura scolastica. Di solito poto al livello della strada, qualche volta anche al di sotto di essa, il basso era costituito da una sola stanza, suddivisa in aree più piccole adibite al riposo e al vitto tramite tende penzolanti dal soffitto. Il basso di apriva direttamente sulla strada tramite un’unica apertura che forniva luce e aria fresca ed ospitava una famiglia piuttosto numerosa, costituita da padre, madre, nonni e parecchi figli. Con questa premessa, ovviamente gran parte della vita quotidiana si svolge all’esterno: il lavaggio dei panni, la preparazione dei pasti, la oro consumazione avvengono tutti all’esterno.

Tipicamente, la sceneggiata inizia con la rottura del rispetto delle leggi del vicolo e finisce con il ristabilirsi delle stesse. Parole come onore, vendetta, tradimento e rispetto hanno un ruolo fondamentale nella costruzione della trama

Personaggi mnori
Altri personaggi minori sempre presenti sono la mamma, ‘o nennillo, figlio della coppia protagonista, e un personaggio comico. Essi hanno un ruolo specifico all’interno della trama. Il personaggio comico è, ad esempio, la controparte divertente che può sovvertire le regole del vicolo senza incorrere nel giudizio morale; spesso è l’incarnazione di una mascolinità debole scamazzata dalla vaiassa, cioè la moglie, dotta di potere manipolativo e ingombrante. Il nennillo invece dà forza alla vena patetica della sceneggiata, in quanto o orfano, perché la madre muore e il padre va in galera, oppure in quanto muore per una malattia che in quel momento riunisce la famiglia attorno al suo capezzale. Infine, ‘a mamma è il personaggio che, per eccellenza, rappresenta la famiglia, gli antichi valori sani, il sacrificio, la dedizione; spesso muore appena prima che l’eroe riesca a darle l’ultimo saluto. Si contrappone fortemente alla malafemmina, caratterizzata invece dal tradimento e dall’indifferenza verso le esigenze della famiglia.

La sceneggiata al cinema
Durante l’epoca del cinema muto, la sceneggiata, portata sugli schermi, ebbe un grande successo, che però andò scemando verso gli anni Quaranta. Cambiava l’assetto della città con il risanamento e la ricostruzione post-bellica e sparivano gli usi dei vicoli e dei bassi e, con essi, il popolo minuto tanto affezionato alla sceneggiata.

Un nuovo revival si ebbe invece verso gli anni Settanta e Ottanta, grazie all’interpretazione di alcuni attori che diventarono sinonimo di questo genere: Pino Mauro, Mario Abbate, Mario Da Vinci, Mario Trevi e soprattutto Mario Merola, che verrà poi ricordato per sempre come ‘o rre d’ ‘a sceneggiata. Con loro, la sceneggiata sbarcò anche in America, in particolare a New York, dove trovò terreno fertile per tutti gli italiani di Little Italy. Ai temi originari si affiancò quello più attuale in quel periodo, cioè l’emigrazione forzata verso l’America, in cerca di fortuna, associato alla nostalgia per la propria città e la propria famiglia. Gli emigrati si identificarono completamente con i personaggi di questo nuovo filone del genere. Altro filone fu quello basato sull’ambiente della camorra, delle sue vendette trasversali, del dramma familiare derivante da queste vendette. Questi film si focalizzavano sulle interazioni sensazionali e violente tra il mondo dello Stato rappresentato dalla polizia e quello della malavita organizzata, in cui ‘o malamente era trasformato nel camorrista in una lotta atavica tra bene e male.

 

La nascita della sceneggiata

 

Gioia Nasti
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