Parco sommerso della Gaiola

A Posillipo, tra Trentaremi e Marechiaro, si estende, per circa 42 ettari, il Parco Sommerso della Gaiola, considerato area protetta dal 2002. La sua particolarità è di riuscire ad armonizzare elementi geologici, archeologici e naturali alla perfezione in un unico luogo. Sul fondale della zona, infatti, si possono ritrovare rovine romane sprofondate a causa del bradisismo, un fenomeno geologico naturale che provoca periodici innalzamenti e sprofondamenti del suolo. I resti archeologici, appartenenti alla villa di Publio Vedio Pollione, ci mostrano ancora il porto, le peschiere, i ninfei e le stanze della meravigliosa dimora che, alla morte di Pollione nel 15 a.C., divenne villa imperiale di Ottaviano Augusto. Il luogo fu scelto per concedersi l’otium, che nell’accezione romana era il riposo dagli affanni della vita. Qui Pollione però allevava anche orate, ostriche e murene. Si racconta che alle sue murene desse in pasto perfino i suoi schiavi distratti e poco efficienti. La zona era diventata un vero e proprio piccolo borgo, tanto che oggi si può ancora ammirare addirittura il teatro privato, che poteva ospitare circa 2000 spettatori, e l’Odeion, che fanno parte del Parco Archeologico di Pausilypon, al quale si accede attraverso la Grotta di Seiano.

Il nome della Gaiola parrebbe derivare dal latino cavea o dal termine dialettale caiola (gabbia), che farebbe riferimento sempre alle grotte della zona che somigliano a delle gabbie proprio per la loro conformazione geologica e naturale. Gli isolotti della Gaiola, collegati tra loro da un sottile arco roccioso e separati dalla terraferma da una striscia di mare di circa 50 metri, fanno da divisori tra le due parti del parco: quella orientale, dove la collina di Posillipo scende dolcemente verso il mare, da quella occidentale, dove si possono invece ammirare alte falesie di tufo giallo napoletano, tipico prodotto vulcanico di 15.000 anni fa.

Dal punto di vista biologico, l’area protetta della Gaiola offre una enorme varietà di specie marine, grazie alla complessità morfologica del fondale e dal sistema di circolazione delle acque costiere. Nelle profonde fratture che tagliano il banco roccioso della Cavallara si trovano spugne policrome, margherite di mare e gorgonie gialle. Dove sono i resti archeologici e la profondità arriva solo a cinque o sei metri possiamo scorgere polpi, saraghi, guarracini, murene, che si nascondono tra i muri e i canali delle peschiere sommerse o dei canali.

Sebbene sembri il paradiso in terra per le meraviglie che ci riserva, la Gaiola è sempre stata additata come luogo sfortunato e maledetto. Numerose le morti, i suicidi, i naufragi e i crack finanziari dei vari proprietari che si sono succeduti. Ad esempio, si narra di un fantasma di una donna senza volto, che alcuni dicono sia lo spirito di una donna morta durante il naufragio dell’incrociatore San Giorgio nel 1911, mentre altri affermano sia la moglie di Hans Braun, uno dei tanti proprietari, trovato morto avvolto in un tappeto e trapassato da un proiettile. Dopo qualche tempo, anche la moglie morì in un tragico incidente: annegò nelle acque della Gaiola a causa della rottura del cavo della teleferica su cui viaggiava. Gli abitanti di Posillipo asseriscono che, durante le notti di tempesta, ancora si oda il suo lamento.

Ma la Gaiola è anche un luogo in cui godersi le bellezze naturali e archeologiche. È possibile infatti visitare la Gaiola da soli e gratuitamente scendendo a piedi in una zona chiusa al traffico fino alla spiaggia, dove poter fare il bagno nelle sue acque cristalline oppure c’è la possibilità di fare snorkeling o immersioni (per chi ha il brevetto) o di ammirare i fondali comodamente seduti in un battello dal fondo trasparente. Inoltre, ci sono attività per le scuole di ogni ordine e grado. È possibile avere maggiori informazioni e contattare l’Ente al sito ufficiale dell’area protetta.

 

Gioia Nasti
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