Le parenti di San Gennaro

Il culto per San Gennaro a Napoli è testimone di un legame con il santo che va al di là della semplice devozione. A lui sono legati riti, immagini e tradizioni che lo rendono veramente speciale agli occhi del popolo. Ma c’è una caratteristica che rende unico al mondo questo culto: le parenti di San Gennaro. Ma chi sono queste parenti?

La prima in assoluto che se ne parla è proprio dopo il suo martirio. Era il 19 settembre del 305 d.C., durante la persecuzione di Diocleziano e, quando il vescovo fu decapitato, Eusebia, la sua nutrice, raccolse il suo sangue in due ampolle, che tuttora si scioglie in tre occasioni:

  • il 19 settembre, anniversario della decapitazione di San Gennaro,
  • la vigilia della prima domenica di maggio
  • il 18 dicembre, anniversario dell’eruzione del 1631, quando si dice che le reliquie di San Gennaro furono esposte al porto e la lava si fermò proprio ai piedi della statua del santo.

Nei giorni dell’atteso miracolo, il Duomo si riempie di folla che prega e canta in attesa dello scioglimento del sangue. Tra le centinaia di fedeli che affollano le navate e soprattutto la Cappella del Tesoro, c’è un gruppo di anziane signore che sono dette le parenti di San Gennaro e che sono una componente fondamentale del rito. Sono donne di estrazione popolare, per lo più provenienti dai quartieri del molo piccolo. La loro origine è controversa; qualcuno afferma che la prima fosse veramente una parente del santo, altri dicono che fosse una parente di Eusebia e così vicina al santo da sentirsi come una familiare, altri ancora che si trattasse di un gruppo di donne con il cognome “Ianuario”. Nei secoli, poi, si sono aggiunte altre donne devotissime che hanno tramandato questa tradizione pur non avendo con San Gennaro alcun legame di sangue. Tuttavia, le prime tracce ufficiali di queste donne risalgono al XVII secolo.

Il giorno dello scioglimento del sangue, queste donne si presentano al Duomo e si seggono in prima fila, indossando un medaglione con il volto i San Gennaro. Scandite da un ritmo preciso, le parenti di San Gennaro intonano preghiere e litanie per invitare il santo a compiere presto il miracolo. Soltanto loro possono rivolgersi direttamente al busto di San Gennaro con implorazioni, esortazioni, canti fino ad arrivare a vere e proprie imprecazioni quando il miracolo tarda ad avvenire. Tipico appellativo al santo è “faccia gialla” oppure “faccia ‘ngialluta” in riferimento al busto dorato del santo.

Una volta che il miracolo è avvenuto, le campane del Duomo suonano a festa e si intonano canti e preghiere di ringraziamento. Dal 2016, il busto di San Gennaro viene portato in processione, uscendo dal Duomo, per via S. Biagio dei Librai, via Benedetto Croce fino alla chiesa di Santa Chiara. Lo scioglimento del sangue è di buon auspicio per la città, mentre l’attesa troppo lunga o la mancata liquefazione implicano un disastro imminente per Napoli.

 

Gioia Nasti
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