Le origini della canzone napoletana

La canzone napoletana si innesta nella storia della città, in quanto nasce da situazioni ed elementi che ne esprimono gli umori. La canzone ha origini antichissime. I Greci e i Romani erano cantori appassionati; accompagnati da lira e cetra, mangiavano spesso con un “sottofondo musicale” e ai tempi della Roma imperiale Napoli era già conosciuta come patria della canzone, tanto che Nerone, che spesso si esibiva cantando a suon di cetra, volle esibirsi a Napoli perché riteneva il giudizio dei napoletani indispensabile per la sua carriera di musicista.’

I primissimi frammenti di canto popolare risalgono alla prima metà del 1200 e sono la famosissima Jesce sole:

Jesce sole, jesce sole
nun te fa’ cchiù suspira’.
Siente maje ca le figliole
t’hanno tant da pria’?

e il Canto delle lavandaie del Vomero:

Tu m’haje prommiso quatto muccature
io so’ benuto, se me lo vo’ dare.
E si no,quatto embe’, dammene ddoje
chillo ch’è ‘ncuollo a tt n’è rrobba toja.

È un periodo particolarmente importante per la città di Napoli, che si trova sotto il governo di un re illuminato, Federico II di Svevia, chiamato lo “Stupor Mundi” per la volontà di rendere Napoli grande a livello internazionale, circondandosi di letterati e uomini di cultura anche stranieri e fondando l’università che ancora oggi porta il suo nome.

Altri frammenti di canti popolari vengono ispirati da fatti politici, come quella sul potere di Margherita di Durazzo che, alla morte del marito Carlo e all’ascesa al trono del figlio Ladislao appena tredicenne, governava la città in maniera fin troppo spregiudicata:

Frusta ccà Margaritella
Ca si’ troppo scannalosa
Che pe ogni poca cosa
Tu vuoje annanzze la gonnella
Frusta ccà Margaritella

mentre quest’altra era cantata dopo la morte di Sergianni Caracciolo, nel 1432, amante della regina Giovanna:

Muorto è lu purpo e sta sotto la preta
Muorto è ser Janni figlio de poeta

Altra famosa canzoncina legata ad una vicenda politica nasce alla caduta degli Angioini e riguarda Isabella di Lorena, costretta a fuggire da Napoli che stava per essere conquistata dagli Aragonesi:

Nun me chiammate cchiù donna Sabella
Chiammateme Sabella sventurata
Aggio perduto trentasei castella
La Puglia bella e la Basilicata

Anche durante il regno aragonese ci fu una vasta fioritura di cultura. Alfonso il Magnanimo amava contornarsi anch’egli di letterati e poeti, anche se costoro non utilizzano un volgare popolare, ma una lingua aulica piena di latinismi e toscanismi.

Eppure, qualcosa sta cambiando: i musici più popolari si dedicano alla villanella, un genere assolutamente popolare, legato alla vita contadina, cantato a più voci ed accompagnato con il liuto, la cetra e il tamburello, che esprime allegria e spensieratezza.

La villanella nasce dalla canzone popolare e ha un carattere rustico, talvolta anche parodico, e appassiona ogni strato sociale. Nel Cinquecento l’autore più prolifico è il belga Orlando di Lasso, che visse a Napoli intorno al 1550, e fu ben pagato per suonare ai ricevimenti del marchese Francesco d’Assia. Compose centinaia di villanelle, tra cui quella più conosciuta è S’io fosse ciaola. È particolarmente importante perché pone un filone che avrà molto successo, quello degli uccelli o delle farfalle messaggeri egli innamorati.

Un altro tipo di villanella era detta villanella a ballo o rionna, cioè una canzone che si ballava in tondo, bel senso che i ballerini erano ordinati in cerchio. Un esempio è Li ffigliole, risalente al Cinquecento, poi ripresa da Roberto De Simone per la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Un’altra villanella molto famosa è Villanella ch’all’acqua vai, di origine contadina ma attribuita a Giovanni Leonardo dell’arpa (così chiamato perché si accompagnava sempre a questo strumento in maniera mirabile), posteggiatore famoso e molto ricercato, non solo nelle trattorie e nelle taverne, ma perfino nelle case aristocratiche.

Ancora oggi tanti professionisti della musica napoletana hanno nel proprio repertorio alcune di queste antiche villanelle, a riprova del successo incredibile che hanno avuto nei secoli.

 

Gioia Nasti
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