Il culto di Priapo a Napoli

Il culto di Priapo è tra i culti napoletani più antichi e misteriosi ed era connesso alla fertilità e alla fecondità. Ma chi era Priapo? Nella mitologia greca, Priapo era il figlio di Dioniso e Afrodite, simbolo della forza sessuale maschile. Fu cacciato dall’Olimpo poiché, ubriaco, aveva tentato di stuprare la dea Vesta, essenzialmente perché rappresentava la parte irrazionale, istintiva e non controllabile dell’essere umano. Il suo culto era anche collegato al mondo agricolo e alla protezione del bestiame.

Il culto di Priapo si diffuse in Italia intorno al III secolo a.C. e si manifestava nella sua bontà intorno al 10 agosto, con una “pioggia del seme fecondatore”, che oggi viene conosciuta come “lacrime di S. Lorenzo”. Nell’arte romana fu spesso raffigurato in affreschi e mosaici come una persona bassa e barbuta con un enorme fallo. Con l’arrivo del Cristianesimo, tutto ciò che era collegato al sesso e al piacere sessuale fu bandito e, di conseguenza, anche il culto di Priapo andò scemando fino alla sua completa sparizione.

Il culto di Priapo a Napoli è associato al concetto di penetrazione e di possesso di ciò che è, al di sotto, regno della morte e della tomba. Era il luogo invernale dove Proserpina dove si verificava la putrefazione del seme perché germogliasse il fiore primaverile ed il frutto estivo. Anche la leggenda di Partenope è, in un certo modo, legato a questo culto: la sirena morta sulle sponde della città può fecondare con il suo decesso la terra che poi farà germogliare la città di Neapolis.

Lo scrittore romano Petronio, nella sua opera Satyricon, ambienta una scena in un tempietto accanto alla Crypta Neapolitana. I tre protagonisti assistono a ciò che normalmente accadeva durante il mese di settembre: il tempietto diventava un luogo in cui si radunavano i seguaci del dio Priapo, o quelli che si spacciavano per tali, e partecipavano a pratiche sessuali libere e sfrenate nel suo nome. Voluta da Marco Vipsanio Agrippa per scopi militari e costruita da Cocceio, la grotta collegava Napoli alla strada che portava verso Pozzuoli e già in quel periodo “ospitava”, agli inizi di settembre, riti orgiastici proprio in onore di Priapo.

Per arginare queste pratiche considerate licenziose e peccaminose, la Chiesa decise di costruire proprio lì accanto una cappella dedicata alla Vergine, la Madonna dell’Idra, raffigurata come una Madonna che schiacciava un serpente, frequentata dalle donne che chiedevano la grazia di rimanere gravide. Nonostante la volontà di sostituire il culto pagano, questo si fuse con il culto mariano, mantenendo, nella celebrazione della festa della Madonna di Piedigrotta, i connotati sfrenati, degenerando in zuffe, volgarità e baraonda.

 

Gioia Nasti
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