I “Diurnali” di Matteo Spinelli

I Diurnali sono una presunta opera medievale scritta da un certo Matteo Spinelli da Giovinazzo nel XIII secolo. Essi narrano i fatti storici avvenuti dal 1247, periodo degli ultimi anni di Federico II di Svevia, al 1268, data della sconfitta della casa sveva da parte di Carlo d’Angiò, dall’autore in maniera sincrona, cioè come spettatore diretto degli eventi. L’opera apparve per la prima volta nel Cinquecento, menzionata nell’opera di Angelo Di Costanzo.

La biografia di Spinelli è piena di dubbi e incongruenze. Pare sia nato a Giovinazzo nel 1230 o 1231 in una famiglia nobile di antico lignaggio. Sarebbe stato amico di Francesco Loffredo, che fu poi nominato giustiziere a Bari. Al suo servizio, Matteo Spinelli si sarebbe distinto durante la rivolta dei baroni meridionali contro Manfredi e la sua azione mediatrice avrebbe evitato il peggio. La sua morte dovrebbe essere avvenuta, secondo il racconto, nel 1629 e questo spiegherebbe perché la cronaca si ferma al 1628.

L’opera nella letteratura

L’opera è importante sotto vari aspetti; innanzitutto, per il fatto che gli eventi sono descritti da uno spettatore diretto; un altro elemento fondamentale era dovuto al fatto che il periodo descritto era un periodo cruciale nella storia napoletana che, tuttavia, era priva di fonti storiografiche attendibili. Un ulteriore elemento di enorme importanza è strettamente legato alla lingua: in un periodo in cui le opere storiche veniva o scritte soltanto in latino classico o latino medievale, quest’opera si pone come primissimo punto di partenza della lingua napoletana, antecedente perfino a quella toscana.

Purtroppo, l’opera si è rivelata un falso nel corso del XIX secolo, quando fu analizzata prima da Wilhelm Bernhardi e poi da Bartolomeo Capasso. Oggi la questione è considerata chiusa e l’opera attribuita a materiali messi insieme da Flavio Biondo e Giovanni Villani. La dissertazione è stata fondata, in assenza di testimonianze manoscritte medievali, dalle inesattezze riscontrate nella cronaca, come il viaggio di Federico II in Sicilia, o la menzione di festività successive al XIII secolo, certificando il fatto che un nucleo originario esistesse ma fosse stato completato inserendo narrazioni successive.

 

Gioia Nasti
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