Il Regimen Sanitatis della Scuola Salernitana

Della produzione letteraria in volgare dell’alto Medioevo si conosce molto poco; qualcosa si può desumere dai placiti conservati nel monastero di Montecassino risalenti agli ultimi anni del X secolo e redatti uno a Capua, il secondo a Sessa Aurunca ed il terzo a Teano. Contenevano piccole testimonianze riprodotte fedelmente in dialetto e riguardanti sentenze giudiziarie in materia di liti civili, ma è solo nel XIII secolo che si trovano opere in cui il dialetto napoletano assume caratteristiche peculiari, sebbene alcuni latinismi persistano in ogni caso. Una di queste opere è il Regimen Sanitatis della Scuola Medica Salernitana, allora un’eccellenza nel campo della medicina.

L’opera è in 364 versi e viene comunemente datata intorno al XII-XIII secolo, ma alcuni sostengono che risalga addirittura al 1050. È dedicata ad un “rex anglorum” non ben identificato ma che potrebbe essere Roberto II, duca di Normandia e pretendente al trono d’Inghilterra, che si trovò a passare per Napoli di ritorno dalla Prima Crociata. L’autore è sconosciuto, ma potrebbe anche trattarsi di un’opera collettiva. Essa espone le indicazioni raccomandate dalla Scuola Medica Salernitana sulle potenzialità terapeutiche delle erbe, sul cibo e sulle più elementari norme igieniche.

La prima stampa si ebbe nel 1480 con i commenti di Arnaldo da Villanova e fu considerato testo fondamentale per l’insegnamento della medicina, tanto che fu utilizzato in questo senso fino addirittura al XIX secolo. L’opera inizia con un proemio in cui l’autore invoca l’aiuto di “Christo Dio omnipotente”, seguendo la tradizione dei poemi epici, che cominciavano con l’invocazione a dèi o muse. Nella seconda strofa l’autore spiega lo scopo del poema, cioè il bene dell’umanità, mentre nella terza scrive una sorta di riassunto, detto protasi. Continua poi parlando dell’0aria e della sua importanza per la salute, dell’influenza del clima, delle stagioni, dl cibo  delle bevande, ma anche del rapporti sessuali, del sonno e del salasso.

 

Gioia Nasti
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