Napoli sotterranea (3): le Catacombe

San Gennaro

È sempre in zona Capodimonte – Sanità che si trovano accessi ad altre immense cavità destinate però a scopi diversi. Sono le catacombe dove i primi cristiani scelsero di vivere la loro fede da clandestini. Le catacombe si rivelano una porzione interessante della “città di sotto”, innanzitutto per la vastità degli ambienti e anche per le decorazioni e le mirabili pitture paleocristiane. Quello che si può visitare oggi è comunque solo una parte di ciò che doveva essere una vera e propria città sotterranea.

Le catacombe di S. Gennaro presentano una grande vastità di ambienti: due piani, larghi corridoi e grandi spazi. Sulle pareti, decorazioni e affreschi, tra cui la raffigurazione più antica di S. Gennaro: S. Gennaro e le defunte Nicaziola e Cominia; altre pitture sono quelle che mostrano Adamo ed Eva, Davide e Golia, la costruzione della torre di Babele. Il piano inferiore è quello più antico, nato dall’ampliamento di una tomba pagana poi ceduta alla comunità cristiana. Sviluppate intorno alla Basilica di Sant’Agrippino, vescovo e primo patrono di Napoli, ad un’unica navata, che conserva ancora la sedia vescovile ricavata dalla roccia e l’altare con un’apertura attraverso cui i fedeli potevano vedere e toccare la tomba del santo, la catacomba inferiore mostra un imponente vestibolo con soffitti alti ben 6 metri ed una grande vasca battesimale voluta dal vescovo Paolo II nell’VIII secolo.

Il secondo piano invece fu ingrandito grazie all’aggiunta di vari ipogei. Dopo il V secolo, le catacombe furono dedicate a S. Gennaro e qui furono sepolti i vescovi napoletani. Grazie alla presenza delle spoglie di S. Gennaro, le catacombe divennero meta di pellegrinaggi. Due esempi dell’espansione della catacomba sono la Cripta dei Vescovi, dove i vescovi erano sepolti, e la Basilica Adjecta, una basilica sotterranea a tre navate. Pare che le catacombe di S. Gennaro fossero collegate con le altre catacombe sparse per la città: S. Gaudioso, S. Severo, S. Eframo.

San Gaudioso

Poste in quella che viene chiamata la “Valle delle Tombe” napoletana, cioè il rione Vergini-Sanità, le catacombe di S. Gaudioso vennero alla luce durante i lavori per la costruzione della Chiesa di Santa Maria della Sanità ad opera dell’architetto monaco Fra’ Nuvolo agli inizi del XVII secolo. L’entrata alle catacombe si trova proprio nella chiesa, per la precisione dal podio che ospita l’altare maggiore. Gli ambienti si presentano con una forte connotazione barocca, come i sedili su cui venivano adagiati i cadaveri per far uscire gli umori corporei (colatoi); una volta esaurita questa funzione, la nicchia veniva murata, lasciando libero solo il teschio, sotto il quale si disegnava il resto dello scheletro insieme a dei simboli che rappresentavano la professione o la classe sociale del morto. Nelle catacombe si ritrovano affreschi e mosaici del V e VI secolo in cui sono visibili i simboli paleocristiani: la vite e i tralci, il pesce e l’agnello. Purtroppo, non si riesce a comprendere completamente il numero e l’ampiezza dei vari ambienti a causa delle diverse trasformazioni subite e dalle varie alluvioni (le famigerate Lave dei Vergini) che si sono verificate fino agli anni Sessanta.

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Gioia Nasti
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