Le isole napoletane (3): Ischia

A poca distanza da Procida si estende l’isola di Ischia, il cui monte più alto, il Monte Epomeo, posto al centro dell’isola, è ciò che rimane di un vulcano sottomarino sprofondato negli ultimi 100.000 anni e di cui l’isola stessa è la parte emersa. L’attività vulcanica a Ischia è sempre stata piuttosto limitata, con eruzioni non molto consistenti e a grandi distanze di tempo. L’ultima eruzione è avvenuta agli inizi del XIV secolo nella zona orientale, con una breve colata arrivata fino al mare.

Storia

L’isola fu abitata fin dal Neolitico, come è dimostrato dai ritrovamenti a Punta imperatore e a Panza. I greci Eretresi e Calcidesi arrivarono ottanta anni dopo la distruzione di Troia, portando con sé le abilità di coltivare l’uva e di produrre la terracotta. Poiché i due popoli, nonostante avessero tanto in comune, non avevano convivenza facile, i Calcidesi lasciarono l’isola per fondare Kyme. Quando la città fu attaccata dagli Etruschi, gli abitanti chiesero aiuto a Gerone, tiranno di Siracusa, il quale, una volta sconfitta la flotta nemica, ottenne Ischia come ricompensa e fortificò l’intera isola. Purtroppo, mentre stavano terminando le costruzioni, l’Epomeo  eruttò, costringendo i siracusani alla fuga. I Partenopei ne approfittarono ed occuparono l’isola finché, dopo la conquista romana, Ischia fu acquisita da Puteoli. Nell’immaginario latino Ischia era associata ad Enea, che avrebbe fatto scalo qui, mentre Virgilio la identificò con “Arime”. Ad Ischia si rifugiò Gaio Mario inseguito da Silla. Nel 31 a.C., dopo la morte di Cesare, Ischia era un luogo in cui Ottaviano Augusto si recava spesso, ma quando vide Capri se ne innamorò a tal punto che la volle per sé scambiandola con Ischia, che, quindi, tornò ad essere un possedimento di Partenope.

Con la caduta dell’impero romano, Ischia fu saccheggiata dai Visigoti e dai Vandali ed entrò a far parte dei possedimenti di Odoacre prima ed il regno di Teodorico il Grande poi. Intorno al 536 passò sotto il controllo dei bizantini comandati da Belisario  e, dopo l’invasione longobarda, fu inglobata nel Ducato di Napoli e ne condivise la sorte, finché, nel 1135, Ruggero il Normanno la saccheggiò ulteriormente. Nel 1282 Giovanni da Procida, signore di Procida e Ischia, si schierò al fianco di Pietro d’Aragona, ma, con l’arrivo degli Angioini, nel 1283 Ischia fu di nuovo nelle mani di Carlo I.

Nel 1301 un’eruzione scosse l’isola, in seguito alla quale, dopo diversi terremoti, si creò una spaccatura nei pressi di Faiano. Questo provocò uno spopolamento di Ischia che si protrasse per circa quattro anni. Dopo questo periodo, con la graduale sparizione dei fenomeni vulcanici e tellurici, ricominciarono le dominazioni finché il governo dell’isola, all’inizio del Cinquecento, passò sotto il dominio della famiglia d’Avalos, che durerà fino al 1729. All’estinzione dei d’Avalos, gli ischitani la costituirono “Università”, passando quindi direttamente sotto l’amministrazione del demanio. Il XIX secolo fu tremendo: nel 1806 i francesi occuparono l’isola, seguiti, nel 1809, dagli inglesi. Ma anche il fato e la natura si accanirono: due epidemie di colera, nel 1837 e nel 1854, la colpirono, seguite da un’intensa attività tellurica che culminò nella distruzione di Casamicciola a luglio del 1883. Col Regno d’Italia, divenne essenzialmente colonia penale fino al 1895, grazie alla presenza del castello di Gerone, utilizzato appunto come carcere.

Le Terme

Le acque termali ad Ischia sono state conosciute ed utilizzate fin dall’antichità; la sua natura vulcanica, infatti, la rende uno dei maggiori centri termali europei. Le acque termali ischi tane sono alcaline e curano diverse patologie.

I primi coloni greci già utilizzavano queste acque per curare corpo e spirito; Strabone, nella sua opera, ad esempio, cita Ischia e le virtù delle sue acque termali. Furono però i romani ad esaltare in pieno le virtù delle terme, attraverso la costruzione di impianti pubblici, di cui però non si sono trovate rovine importanti come nelle altre città termali, probabilmente a causa degli eventi geologici che colpirono l’isola durante i secoli. La decadenza dell’impero romano coincise con il declino delle terme, che conobbe invece un nuovo interesse nel XVII secolo, grazie soprattutto al medico calabrese Giulio Iasolino che intuì la potenzialità terapeutica delle acque termali e ne fece un censimento completo, individuando la composizione delle acque e segnalando gli effetti terapeutici di ciascuna fonte. Dal Seicento al novecento, molti nuovi stabilimenti termali furono costruiti accanto alle varie fonti che hanno trasformato l’isola in una enorme struttura ricettiva di cura e soggiorno, dove anche tanti personaggi famosi (Garibaldi, Cavour, Toscanini solo per citarne alcuni) vennero a curarsi.

Nisida   –   Procida   –   Capri   

Gioia Nasti
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