La Sibilla Cumana

Sacerdotesse ispirate direttamente dal dio Apollo, le Sibille erano delle fanciulle bellissime sparse per il mondo allora conosciuto. Votate all’arte divinatoria, era in grado di profetizzare grazie alla diretta connessione con Apollo. Tra le Sibille, quella più famosa è senz’altro la Sibilla Cumana, una giovane vergine, dotata del dono di prevedere gli eventi e conoscerne l’esito, positivo e negativo, e di riportare un responso dalle parole molto enigmatiche (sibilline, appunto). Questi responsi erano legge e fornivano alla Sibilla un’aura sinistra ma dal forte potere decisionale.

Questa fanciulla abitava in grotte scavate nella roccia, lontano dai rumori della città. Chi si affacciava al suo antro, si ritrovava in un ambiente ricco di suggestioni, soprattutto dovuto alla presenza di fiaccole che ne illuminavano fiocamente le pareti. Questo permetteva a chi entrava di raggiungere il suo trono in fondo alla grotta e porle la domanda. La Sibilla, prima di rispondere, aveva da compiere tutto un rituale, attraversando tre vasche colme di acqua prima di sedersi di nuovo sul trono e quindi interrogare l’oracolo. Infine, scriveva il responso su foglie di palma, che venivano mosse dal vento suscitato dal dio Apollo.

La Sibilla Cumana
In particolare, una leggenda sulla Sibilla Cumana si narra che fosse una fanciulla bellissima, della quale il dio Apollo stesso si era innamorato, al punto che il dio le disse che le avrebbe dato qualsiasi cosa avesse chiesto a patto che diventasse la sua sacerdotessa. Così, la fanciulla gli chiese l’immortalità, ma dimenticò di chiedergli anche la giovinezza eterna. Quindi, mentre i secoli passavano, la fanciulla diventata sempre più vecchia e il suo corpo sempre più piccolo e consumato, finché raggiunse prima le dimensioni di una cicala e fu ospitata in una gabbietta e infine sparì completamente lasciando di sé solamente la voce.

Un’altra leggenda racconta che la Sibilla Cumana avesse scritto nove volumi di profezie scritte su foglie di palma, rari e preziosissimi, e li avesse offerti a Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, in cambio di una forte somma di denaro. Ma Tarquinio reputò che il compenso richiesto fosse troppo alto e rifiutò. La Sibilla allora bruciò i primi tre volumi e offrì i sei rimanenti al re per lo stesso prezzo; Tarquinio rifiutò di nuovo. Di nuovo la Sibilla bruciò altri tre volumi, allora Tarquinio, sconvolto dal modo di fare della donna, decise di acquistare gli ultimi tre al prezzo iniziale dei nove.

L’antro della Sibilla Cumana
Non è stato facile nei secoli capire quale fosse l’antro della Sibilla, posto tra i comuni di Cuma e Pozzuoli. Si è cercato di capirlo facendo riferimento a ciò che Virgilio racconta nell’Eneide nel momento in cui Enea incontra la Sibilla e questa lo aiuta a scendere negli inferi. Si pensò, quindi, che l’antro fosse nei pressi del lago d’Averno ed il ritrovamento di una grotta sembrava avvalorare questa ipotesi. Nel 1932 però furono effettuati altri scavi che individuarono una Crypta romana a pianta quadrangolare, che fu definitivamente poi identificata come l’antro della Sibilla. Formato da un corridoio lungo più di 130 metri, è databile al IV a.C. e presenta un vestibolo che introduce in un piccolo ambiente con tre celle disposte a croce. Qui pare che sedesse sul trono la Sibilla quando profetizzava. Ovviamente, non è certo che questo fosse il vero antro della Sibilla e le ricerche ancora continuano, soprattutto nei pressi del tempio di Apollo, ma la suggestione che il visitatore riceve entrano nel corridoio senza poterne vedere la fine ammanta il luogo di magia e mistero.

 

Gioia Nasti
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