Napoli sotterranea (5): Toledo, Chiaia e Pizzofalcone

A Piazzetta Duca d’Aosta, meglio nota a Napoli come Piazzetta Augusteo, si apriva uno dei più grandi ricoveri antiaerei della città durante la seconda guerra mondiale: sei accessi, una cinquantina di cunicoli, circa 70 ambienti, più di 45.000 metri quadrati, capaci di ospitare all’incirca 15.000 persone. La cavità conserva ancora numerose tracce del passaggio di queste persone, come le scritte lasciate da Filomena (“La signora Filomena riceve anche in questo ricovero”) o graffiti che celebrano un fidanzamento, una nascita o semplicemente una testimonianza della presenza di qualcuno. Tra gli ingressi più noti, oltre quello nella piazzetta, quello in Via Trinità degli Spagnoli e in Via Fico; gran parte della rete di corridoi e ambienti è percorribile e visitabile.

Un altro rifugio in zona si trova nel cuore di Chiaia e fu scoperto nel 1979 mentre si cercava di sedare un incendio sotterraneo ai Gradoni di Chiaia. Anche in questo caso, si tratta di cisterne ed acquedotti trasformati poi in rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Gli accessi alla cava sono tre: uno in Via Chiaia, uno in Via Santa Teresella e uno in Vico S. Anna di Palazzo; da quest’ultimo ingresso è oggi possibile visitare la grande cavità famosa per i suoi graffiti. Un altro ambiente è la “sala della guerra”, dove si trovano dei graffiti su episodi bellici, mentre nella “sala degli sposi” si ritrovano tracce di due giovani che hanno deciso di sposarsi: “Anna e Renzo il 20 settembre 1943 si sposarono”. Altre sale sono state chiamate “del duce”, “dei militari”, “dell’aviatore” e mostrano ancora oggi le tracce delle persone che sono passate di là.

Un’altra cavità, circoscritta tra Via Chiaia, Via Filangieri, Rampe Brancaccio e Piazzetta Mondragone, fu scavata per recuperare il tufo destinato alla costruzione del vicino Palazzo Cellamare, nel XVI secolo, per volere dell’abate Gian Francesco Carafa su un casino di campagna e poi ampliato dal principe di Cellamare (di cui prese il nome), nel Settecento. La cavità è enorme e si estende per quasi 20.000 metri quadrati; negli anni Settanta fu utilizzata come sala cinematografica (cinema Metropolitan) ed oggi ha riottenuto l’antica destinazione grazie al Multisala “Warner Village”. In zona si trovano altre cavità, alcune appartenenti all’acquedotto Carmignano, altre facenti parte della più antica necropoli (VII-VI secolo a.C.) di Via Nicotera.

Scendendo verso Piazza dei Martiri ci si imbatte nell’Antro di Mithra, il dio del sole e della concordia, ormai diventato un parcheggio. L’ingresso della grande cavità si trova alla fine di Via S. Maria a Cappella Vecchia ed è stata sottoposta a diversi lavori già dall’Ottocento. Alta fino a circa 30 metri, fu scavata dai cavamonti greci per recuperare il tufo che serviva a costruire la città (gli stessi che scavarono la necropoli di Via Nicotera, poco distante).

Poco più avanti, procedendo verso il Chiatamone, a Via Domenico Morelli ci si imbatte nel Tunnel Borbonico. Voluto da Ferdinando II di Borbone come via di fuga verso il mare e verso le navi alla fonda, doveva collegare il Palazzo Reale con la base operativa dell’esercito in Via Pace. Enrico Alvino, architetto designato per portare a compimento l’opera, avrebbe dovuto dirigere i lavori per scavare il tunnel sotto il Monte Echia, mala caduta del regno lasciò incompiuta l’impresa. I lavori cominciarono dalla parte bassa ed oltrepassarono le cavità prodotte dai cavamonti greci, dall’acquedotto Carmignano e dalle cave Cellamare, fino ad arrivare all’area tra Via S. Maria a Cappella Vecchia e Via Egiziaca a Pizzofalcone. In quest’area sono stati scoperti circa 10.000 metri quadrati di vuoto, trasformati anch’essi in ricoveri antiaerei durante l’ultima guerra.

Oggi, il Tunnel Borbonico è stato rivalutato ed attrezzato per permettere ai turisti di goderne la grandiosità e la bellezza. Sono stati organizzati quattro percorsi con difficoltà crescenti:

  • PERCORSO STANDARD: scendendo nel sottosuolo si potranno ammirare le meraviglie architettoniche della Galleria e delle cave adiacenti, parti dell’acquedotto Bolla, e di quelle utilizzate come ricoveri antiaerei;
  • PERCORSO AVVENTURA: prevede la visita ad una cisterna accessibile attraverso un cunicolo, in cui si potranno ammirare le lavorazioni idrauliche e, navigando su una zattera, la vecchia galleria della Linea Tranviaria Rapida realizzata a fine anni Ottanta;
  • PERCORSO SPELEO: attrezzati come dei veri speleologi (caschetto, tuta e imbracatura), i turisti potranno esplorare i cunicoli dell’antico acquedotto;
  • PERCORSO “LA VIA DELLE MEMORIE”: è un viaggio in un periodo storico non molto lontano di una città che suscita stupore e malinconia.

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Gioia Nasti
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