La venerazione per la Madonna dell’Arco

Vi è mai capitato, nelle ultime domeniche, di essere svegliati da una banda musicale e da gente che urla “’A Madonna”? Se vivete a Napoli e dintorni, la risposta è certamente “si”! Sono i cosiddetti “fujenti” della Madonna dell’Arco, che raccolgono offerte da portare al Santuario il lunedì di Pasquetta com’è tradizione da tempo immemore.
La venerazione per questa Madonna comincia già nel XV secolo, quando sulla strada che collegava Napoli a Sant’Anastasia si trovava l’immagine di una Madonna dipinta su un arco, probabile resto di un acquedotto di epoca romana che immetteva nella villa del conte di Sant’Anastasia. L’immagine rappresentava una Vergine giovanissima che teneva stretto a sé Gesù Bambino, il quale, a sua volta, stringeva nella mano destra un pomo. Di quella immagine si vedono ormai soltanto i volti della Madonna e di Gesù, poiché tutto il resto è ricoperto da una lamina d’argento, mentre la corona della Vergine fu aggiunta nel 1874, dono del vescovo di Edena. La chiesa dedicata alla Madonna dell’Arco esisteva già nel 1496, quando fu fatto vescovo un frate dell’Abbazia connessa. La chiesa attuale, invece, a croce latina, fu edificata nel 1593 per ordine di Clemente VIII e ad essa fu annesso un convento domenicano. Si narra che donna Eleonora Marcantonio di Sarno, devotissima alla Vergine, ebbe in sogno una visita della Madonna, che le diceva che la Sua immagine si stava rovinando e le chiedeva di provvedere. Quando donna Eleonora si recò sul posto, trovò effettivamente che l’immagine si stava sfaldando. Nonostante un primo recupero dell’immagine, questa, esposta alle intemperie, continuava a deteriorarsi. Così un certo Scipione De Rubeis Scondito fece rimettere a posto l’arco e gli fece costruire attorno un cancello e fece coprire l’immagine con un cristallo. Purtroppo, a nulla servì tutto ciò, così si chiese al Picchiatti di spostare l’affresco nella chiesa. Picchiatti assottigliò l’arco fino a giungere alla fine del lavoro, ma quando stava per finire trovò una pietra proprio sotto il viso della Madonna; non sapendo più come andare avanti, egli chiese aiuto alla Vergine stessa e la pietra di spaccò proprio al punto giusto senza danni. L’immagine fu allora ricoperta con la lamina d’argento e pietre preziose, a guisa d’icona bizantina, e posta sull’altare nel 1621.
L’immagine oggi reca un segno su una guancia, come un livido, e a chiunque si chieda cosa sia quel segno, si avrà questa risposta. Nel 1450, un lunedì di Pasqua, un contadino di nome Aurelio Galdi, appassionato giocatore di palla a maglio (il gioco consisteva nel colpire una palla di legno con un maglio facendola andare il più lontano possibile), da sacrilego qual era, vedendo approssimarsi la processione della Madonna dell’Arco, volle lanciarle contro la palla. Il primo tentativo fallì, ma il secondo andò a segno e l’immagine della Vergine cominciò a sanguinare. Il contadino, rimasto con il braccio fermo a mezz’aria, e quindi subito identificato, fu immediatamente preso dalla folla ed impiccato al primo albero, che seccò durante la notte.
Un’altra storia sacrilega è invece legata ad una donna, tale Aurelia Del Prete, la quale, spaccando la legna, si ferì ad un piede. Chiese allora aiuto alla Madonna, promettendole, come ex voto, un paio di piedi di cera. Guarita, si dirigeva con l’ex voto verso il santuario quando le sfuggì un maialino appena comprato; nell’inseguirlo, inciampò e cadde sanguinante proprio davanti alla chiesa. Tale fu la sua ira, che la donna distrusse l’ex voto e cominciò a strapparsi i vestiti compiendo gesti osceni, finché dei passanti non la presero di peso, l’accompagnarono a casa e la misero a letto. Appena la donna si riebbe, i piedi cominciarono a farle male, divenne paralitica, perse la parola ed anche i piedi, che le si staccarono dal corpo. Giunta la notizia a Napoli, Giovan Tommaso Capecelatro, cavaliere del Sedile Capuano, volle informare il Priore del Convento domenicano dell’accaduto e questi, colpito dalla storia, volle recuperare i piedi della donna per offrirli alla Vergine. La donna, poi pentita, si fece portare davanti all’immagine della Vergine per chiedere perdono, si avvicinò ai sacramenti e morì il giorno dopo.

Molti pensano che è da questo episodio che prendono origine i cosiddetti fujenti, i devoti della Madonna dell’Arco che andavano al Santuari il lunedì in albis o quello successivo alla Pentecoste, scalzi e vestiti di bianco, con una fascia rossa a tracolla e in vita. Essi erano particolari perché correvano in gruppo (fujevano, da cui fujenti) senza mai fermarsi ed oggi i fujenti si limitano a percorrere le strade per raccogliere soldi da destinare alla Madonna dell’Arco.

Gioia Nasti
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