Il Duomo di Napoli

Sull’area della città greco-romana occupata poi dalle basiliche di Santa Restituta e della Stefania, sorge la Cattedrale della città dedicata alla Madonna Assunta. L’edificio fu iniziato da Carlo I d’Angiò, che, per fondare la chiesa, scelse il luogo in cui Sant’Aspreno, primo vescovo della città e seguace di Pietro, avrebbe scelto come sede episcopale. A partire dalla seconda metà del XIII secolo, Carlo I fece iniziare la costruzione della chiesa, inglobando o distruggendo le basiliche preesistenti e fece erigere la tribuna e le due cappelle adiacenti. Furono il figlio Carlo II ed il nipote Roberto, poi, a terminare l’opera.

Molti sono stati i rimaneggiamenti subiti dalla chiesa, talvolta per le devastanti conseguenze dei terremoti, talvolta per l’avvicendarsi di vescovi che volevano che il loro nome fosse legato ad abbellimenti alla chiesa più importante della città. Lo stratificarsi degli interventi balza all’occhio già dalla facciata. Al primo periodo risalgono i due leoni  del portale maggiore ed il gruppo della Madonna con Bambino nella lunetta scolpiti da Tino di Camaino. Il resto del portale maggiore ed i due portali minori sono invece opera di Antonio Baboccio da Piperno. Dopo un concorso bandito dal Cardinale Riario Sforza, Enrico Alvino incorporò i resti della facciata angioina in una semplice struttura neogotica e nel 1905 la nuova facciata, ancora incompleta, fu inaugurata.

L’interno presenta un impianto a croce latina a tre navate, divise da 16 pilastri con colonne sovrapposte. Il soffitto a cassettoni in legno dipinto fu commissionato nel 1621 dal Cardinale Decio Carafa in sostituzione della troppo semplice copertura angioina. Le parti alte della navata e del transetto sono decorate da dipinti di Luca Giordano e raffigurano gli Apostoli, i Dottori della Chiesa e i Santi Patroni di Napoli. Nel transetto destro, Francesco Solimena dipinse tra il 1701 ed il 1702 i Santi Giovanni Crisostomo e Cirillo. Allo stesso periodo risale anche la trasformazione dell’abside poligonale realizzata in funzione del gruppo scultoreo dell’Assunzione della Vergine, opera di Pietro Bracci. Conservano ancora l’aspetto gotico primitivo le quattro cappelle ai lati dell’abside. In particolare, la Cappella Minutolo fu resa famosa dalla novella di Andreuccio da Perugina che Boccaccio vi ambienta. La cappella fu costruita dall’arcivescovo Filippo Minutolo e conserva tutt’oggi un pregevole pavimento a mosaico e interventi ad affresco del XIII secolo. Nella Cappella Tocco, riportata alla luce da recenti restauri, vanno sottolineati gli Apostoli di Pietro Cavallini e le Storie di Sant’Aspreno di Agostino Tesauro.

L’ultima cappella del transetto, detta degli Illustrissimi e decorata dal  San Giorgio di Francesco Solimena, presenta importanti testimonianze dell’arte medievale come l’Albero di Jesse di Lello da Orvieto e le Storie della Passione. Va ancora segnalata, nella cappella sulla destra detta dell’Assunta, la tavola del Perugino con l’Assunta commissionata dal cardinale Oliviero Carafa. La cappella, arricchita con decorazione di elementi allegorici e grotteschi ed una statua del cardinale stesso, fu ordinata per ospitare le reliquie di S. Gennaro, traslate da Montevergine.

Lungo la navata destra della chiesa di apre la Cappella del Tesoro di S. Gennaro. Nel 1527 gli Eletti della città, in quel periodo devastata dalla peste, fecero voto di costruire una cappella dedicata al santo, progetto affidato all’architetto padre Francesco Grimaldi. Al Domenichino fu affidata la decorazione ad affresco dei pennacchi della cupola, mentre il San Gennaro che esce indenne dalla fornace fu realizzato dallo spagnolo Ribera. Dietro l’altare, esposti al pubblico solo per due settimane in occasione del miracolo, due antichi e preziosi reliquiari del busto e del sangue di S. Gennaro.

Lungo la navata sinistra del Duomo si apre l’ingresso alla basilica paleocristiana di Santa Restituta, fondata dall’imperatore Costantino nel IV secolo probabilmente su un tempio pagano dedicato ad Apollo. Il suo aspetto attuale è quello che si è avuto dopo il restauro operato dall’architetto Arcangelo Guglielmelli nel Seicento. La navata centrale è scandita da colonne in marmo e granito. Sul lato destro dell’abside si apre l’ingresso al battistero di S. Giovanni in Fonte, eretto tra il IV ed il V secolo. Un tempo, probabilmente, il battistero aveva un ingresso autonomo rispetto alla basilica, in cui poi fu inglobato. Al centro si trova la vasca battesimale che un tempo doveva essere rivestita di marmo. Dalla parte sinistra della basilica si accede alla zona archeologica del Duomo, che mostra un complesso di strutture non perfettamente identificabili nell’originaria funzione, che vanno dall’epoca greca fino al Medioevo. Vi si trovano ancora tracce di un ambiente paleocristiano di epoca romana datato ai primi anni dell’impero. Su parte di questi ambienti poggiano le fondamenta di Santa Restituta. In corrispondenza del cortile della Curia Arcivescovile si trovano dei resti di non facile interpretazione; si pensa che i frammenti di pavimentazione a mosaico potessero far parte dell’antica basilica della Stefania, costruita all’inizio del VI secolo e demolita nel XIII con la costruzione del Duomo.

Gioia Nasti
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