I Campi Flegrei (2): la Solfatara

La Solfatara è uno dei vulcani che si trovano nei Campi Flegrei; si tratta di un antico cratere ancora attivo ma quiescente da circa 2000 anni, che mostra attività di fumarole di anidride solforosa, getti di fango bollente ed altissima temperatura del suolo. Essa rappresenta una sorta di valvola di sfogo del magma accumulatosi sotto i Campi Flegrei, grazie alla quale la pressione dei gas si mantiene più o meno costante. La Solfatara ha una forma ellittica, i cui diametri sono di 580 e 770 metri; la parete più alta è costituita dal Monte Olibano (190 metri). La formazione del vulcano risale a circa 4000 anni fa; già famosa durante lì’epoca romana, Strabone la descrive come la dimora del dio Vulcano e come ingresso agli Inferi. Anche Plinio il Vecchio ne dà una descrizione, chiamandola Fontes Leucogei, in riferimento alle acque bianche piene di allume, che si possono ammirare ancora oggi.

In quel periodo inizia anche l’estrazione mineraria del bianchetto, utilizzato come stucco, il cui apice sarà raggiunto nel Medioevo. Nel XVII secolo, nel cratere fu costruita una fabbrica per depurare l’allume e l’attività estrattiva fu intensificata con l’estrazione di terra gialla, piombina, bianchetto e zolfo. Ma la Solfatara era anche meta di viaggi culturali: durante il Grand Tour, divenne una tappa obbligata e per i suoi vapori, fanghi e acque divenne uno dei più ambiti centri termali dei Campi Flegrei. Agli inizi del XX secolo si organizzarono le prime visite guidate del cratere, mentre l’attività termale, già di per sé ridotta con il progredire della medicina, si arrestò definitivamente negli anni Venti e quella estrattiva negli anni Cinquanta.

Due esplosioni hanno avuto luogo al centro di quella che viene chiamata Piccola Solfatara: nel 1904 e nel 1921, in seguito alle esplosioni, si sono aperte nuove fumarole con getti di vapore di temperatura tra 100° e 140°. Dopo le crisi di bradisismo del 1970-72 e del 1982-84, l’attività della Solfatara è monitorata costantemente; inoltre, nella seconda crisi bradisismica si aprì una frattura nella caldera che costrinse alla recinzione dell’area per questioni di sicurezza.

All’inizio del XXI secolo sono ricomparse tracce delle fondamenta di piccoli edifici, probabilmente resti di impianti destinati alle persone che usufruivano delle cure termali. Questi ritrovamenti oggi sono visibili tra l’ingresso alla caldera e il pozzo. Inoltre, dal 2009. L’area dei Pisciarelli, che si trova alle spalle della Solfatara, presenta diverse fumarole sul ciglio della strada e perfino pozze di fango bollente di diversi metri di diametro.

La visita alla Solfatara viene effettuata in senso antiorario seguendo il perimetro del cratere.

Il pozzo
Il pozzo di acqua minerale è profondo circa 10 metri e la falda che lo alimenta varia seguendo l’andamento delle piogge e del bradisismo. Fu costruito nel XIX secolo per le cure termali e per l’estrazione dell’allume; le sue acque contengono infatti allume, ossido di zolfo, solfati di calcio, magnesio e altri minerali. Fin dal Medioevo, l’acqua del pozzo sembrava poter curare la sterilità femminile; altri disturbi da essa curati erano la febbre, la scabbia, il vomito e il mal di stomaco; inoltre, aveva la capacità di acuire la vista e distendere i nervi.

La Fangaia
La Fangaia è formata da acqua piovana e vapore acqueo mescolati ad argilla. Il fango prodotto è ricco di magnesio, iodio, boro, sodio, antimonio, arsenico, zinco ed altri minerali; i gas che ne fuoriescono hanno una temperatura tra i 170° e i 250°. Sulla superficie del fango si possono vedere delle striature scure: sono le colonie degli archeobatteri Sulfolobus solfataricus che vivono ad altissime temperature. Un altro tipo di invertebrato che vive nella Solfatara è la Seira tongiorgi, descritta per la prima volta nel 1989.

Le cave
Le cave di pietra trachite sono un salto indietro nel tempo a quando venivano estratti alchitrachite, allume e bianchetto (fino agli anni Cinquanta).

La Bocca Grande
La Bocca Grande è la fumarola principale, con il peculiare odore di uova marce, dovuto all’acido solfidrico, i cui gas arrivano a 160°. Nei vapori si trovano Sali che il realgar, il cinabro e l’orpimento, che si depositano sulle rocce circostanti, conferendo loro un colore giallo-rossastro. Nei pressi della Bocca Grande, all’inizio del XX secolo, fu costruito un osservatorio, crollato poi a causa del bradisismo e dell’attività intensa della fumarola.

Le stufe antiche
Realizzate nel XIX secolo e poi rivestite di mattoni, le stufe antiche sono due grotte naturali utilizzate per le cure termali; chiamate Purgatorio e Inferno a causa della differenza di temperatura tra loro, oggi sono cadute in disuso. Quando erano utilizzate per le cure termali, i pazienti potevano restarvi all’interno soltanto pochi minuti per le alte temperature, che provocano un’abbondante sudorazione. Le cure erano un toccasana per pelle e polmoni.

Da qualche anno alla Solfatara si organizzano iniziative culturali particolari: lezioni di geologia, escursioni con guide vulcanologiche, laboratori multimediali ed interattivi per bambini e ragazzi tra 6 e 18 anni e visite serali di sabato condotte da un esperto di cucina geotermica presso una fumarola che raggiunge 160° di temperatura in cui sono offerti assaggi di pesce azzurro e Falanghina.

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Gioia Nasti
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